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La filosofia nella scuola secondaria: novità e preoccupazioni

Pubblicato il: 16/03/2009 17:02:34 -


Il mondo della scuola è in attesa di nuovi regolamenti attuativi della riforma dei licei e degli istituti tecnici e professionali. È un’attesa che – alla luce di quanto sta emergendo circa i criteri cui si ispirano tali regolamenti - riserva non pochi motivi di trepidazione ai docenti di filosofia della scuola secondaria.
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La Società Filosofica Italiana (SFI) condivide questi motivi, e sottolinea la necessità di preservare l’unitarietà della formazione dei giovani, nel rispetto delle relative specificità, ma senza inutili e rigide distinzioni tra una cultura umanistica e una cultura scientifica che solo se interpretate nei termini di una reciproca integrazione possono dispiegare tutto il loro potenziale formativo. Ciò avviene in linea con una azione sempre volta alla sottolineatura del ruolo insostituibile dell’insegnamento filosofico nella scuola secondaria, azione tradottasi in più occasioni in interventi e in proposte.

1. Coerentemente con tali interventi e proposte, la SFI manifesta forti perplessità circa la prevista diminuzione delle ore obbligatorie di filosofia nel liceo scientifico rispetto a quelle nel liceo classico, diminuzione evidentemente motivata dall’aumento delle ore di altre discipline “caratterizzanti”. Tale diminuzione appare inopportuna proprio alla luce delle nuove esigenze che la scuola è chiamata a soddisfare in una società della conoscenza. Il confronto diretto e fruttuoso della filosofia con l’insegnamento delle discipline scientifiche viene in tal modo reso assai difficoltoso, con l’implicita riproposta d’una concezione della filosofia quale materia tipicamente “umanistica”, concezione che appare sotto ogni riguardo superata.

2. Anche se è motivo di soddisfazione la prevista estensione dell’insegnamento della filosofia al liceo artistico nei suoi 3 indirizzi, così come a quello coreutico-musicale (di nuova istituzione) e a quello linguistico, lascia perplessi quanto parrebbe essere previsto circa l’abbinamento disciplinare Storia-Filosofia in questo tipo di licei. L’abbinamento parrebbe infatti configurato in modo tale da implicare la possibilità di una ripartizione delle ore penalizzante anche in questo caso per l’insegnamento della filosofia.

3. Fonte di ulteriore perplessità è anche il fatto che, al momento, la già avvenuta ristrutturazione degli istituti tecnici e professionali – e la corrispondente mancata istituzione dei licei economico e tecnologico – possa implicare che i piani di studio di tali scuole registrino comunque l’assenza dell’insegnamento della filosofia.

4. Deve essere inoltre sottolineato il pericolo che la revisione delle classi di concorso – nonché la configurazione delle cattedre con 18 ore d’insegnamento – conduca a una separazione dell’insegnamento della storia da quello della filosofia che appare sotto più aspetti dannosa. Conservare l’abbinamento dei due insegnamenti significherebbe rispettare una specificità presente non solo nella scuola e nella formazione dei docenti, ma nella cultura filosofica italiana stessa, quando l’approccio storico, che la caratterizza più che in altri paesi, sia considerato in tutta la sua efficacia educativa.

5. Pare anche opportuna una più ponderata valutazione degli obiettivi specifici di apprendimento. Appare indispensabile un’ulteriore analisi della questione, analisi che potrebbe essere efficacemente condotta nel corso del prossimo anno attraverso un confronto tra docenti liceali e docenti universitari, cioè tra le concrete esperienze-difficoltà didattiche e le esigenze e i risultati di un’aggiornata ricerca filosofica.

6. Parrebbe infine assai utile che anche nelle ore definite nei piani di studio “di approfondimento” trovino spazio nuove opportunità formative derivanti sia dalla conoscenza dei nessi teorici che legano la ricerca filosofica ai risultati ottenuti nei settori più innovativi della scienza (per es. scienze cognitive, neuroscienze…) sia dal ricco dialogo che la filosofia va coltivando con le varie forme espressive dell’arte contemporanea.

Stefano Poggi

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